Mitmacher restituisce la modernità dell’Iliade
Mitmacher restituisce la modernità dell’Iliade.
Dunya Carcasole
L’Iliade dei Mitmacher è un lungo viaggio onirico tra presente e passato, lirismo e comicità, fonti storiche e interpretazione. È andato in scena in un teatro SS. Trinità gremito e si è meritato uno scroscio di applausi e cinque sincere chiamate a Nicola Ciaffoni, capace di dar vita a un numero notevole di personaggi e differenti registri interpretativi, passando dall’uno all’altro con scioltezza magistrale. Il sudore dell’attore ha imperlato il palco raggiungendo picchi di pathos per poi recuperare con uno schiocco di dita l’ironia grottesca che costella la pièce. Altrettanto incisiva è la regia di Stefano Scherini, capace di restituire le diverse linee interpretative impresse al testo da Giovanna Scardoni, che ne ha curato la drammaturgia.
Volendo definire lo spettacolo attraverso un solo vocabolo questo sarebbe “equilibrio”. Equilibrio come perfetto bilanciamento tra gli elementi narrativi. Lo spettacolo nasce in particolare per divulgare l’opera di Omero nelle scuole e ha scelto come taglio l’ironia. Il protagonista è Heinrich Schliemann, l’archeologo tedesco che trovò le rovine della città di Troia. L’uomo è in un letto di ospedale, in preda ai deliri della febbre, e sogna di trovare i reperti agognati. Da essi prendono forma i personaggi cantati da Omero, desiderosi di raccontare il proprio punto di vista sulla vicenda. E ancora entrano in scena gli Dei, chiamati a partecipare, come delle rock star, al Dr Schliemann Show, la nota surreale che fa da liaison tra il bizzarro e il poetico. Il titolo completo dello spettacolo è Iliade – mito di ieri guerra di oggi. L’equilibrio sta anche nella perfetta proporzione tra gli elementi didascalici e introduttivi al poema e la rilettura contemporanea, palpabile soprattutto sul piano filologico.
L’Iliade dei Mitmacher convince per tutto questo e per un ulteriore elemento di equilibrio: quello tra gli artisti. Due uomini, attore e regista, al servizio di una rivisitazione squisitamente femminile dell’opera. Una rilettura in cui la profondità dei sentimenti, l’assenza di pudore nel pianto di Achille o la dignità della supplica di Priamo, vengono distillate tra le pagine di azione.
Dunya Carcasole
Fonte: L’Arena
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