Iliade, mito e guerra
Iliade, mito e guerra
Valentina Basso
Dal 9 al 24 gennaio la Scatola Magica del Teatro Strehler di Milano ospita Iliade, mito e guerra, una produzione del Piccolo Teatro in collaborazione con l’Associazione Culturale Mitmacher, per la regia di Stefano Scherini. Lo spettacolo ripercorre la vicenda del poema epico forse più famoso di tutti i tempi, l’Iliade, in chiave contemporanea, fornendo allo spettatore medio – che del poema omerico ha una visione al più generalizzata, stereotipata – una visione esotica dello stesso. Non già – o non solo – la guerra che diventa matrice di tutte le guerre, l’Iliade come mito di ieri e guerra di oggi, ma la profonda umanità di tutte le persone che animano i canti. La carne e il sangue, la paura di morire, il dolore della perdita, sì, ma anche la rabbia e la violenza, che sono innegabili istinti nascosti in ognuno di noi, pronti a riaffiorare in qualsiasi momento.
Il palco su cui si svolge la vicenda è quello ristretto della Scatola Magica e la scena è ornata di pochi oggetti comuni, una brandina, una scrivania, un appendiabiti, uno sgabello, una valigia, che nel prosieguo della narrazione si trasformano di volta in volta in qualcosa di altro, come del resto accade all’unico interprete in scena.
Lo spettacolo inizia con il sogno delirante di Heinrich Schliemann, che è visibilmente consumato dal desiderio ossessivo di riesumare le tracce del sanguinoso assedio dell’armata greca alla ricca città di Troia, narrato nell’Iliade e relegato alla pura mitologia dai suoi contemporanei. Il ritrovamento (vero o solo frutto del delirio? Non ci è dato saperlo) di un elmo scatena l’emersione di uno dei personaggi cardine del poema omerico, quell’Agamennone re degli Achei il cui litigio con Achille è causa scatenante dei sanguinosi fatti che avverranno. Schliemann sembra essere contagiato, quasi posseduto dallo spirito di questo sovrano di tremila anni fa e lotta per ritrovare la sua coscienza, salvo poi arrendersi e accettare il susseguirsi dei pensieri di Agamennone e di altri personaggi dell’epopea, che in uno stream of consciousness continuo, ripercorrono i canti del poema, a volte dandosi il cambio come in una staffetta, altre lottando per prevalere l’uno sull’altro e far udire la propria voce.
La narrazione si gioca su continui strappi nel linguaggio narrativo, che evidenziano i tre livelli di lettura del testo di Giovanna Scardoni: quello di Heinrich Schlieman, l’archetipo dell’uomo reale, che persegue il sogno di una vita; il poema omerico visto attraverso una serie di ritratti dei suoi protagonisti; e il Doctor Schliemann Show, una soluzione drammaturgica di teatro nel teatro che ricollega in modo umoristico e a tratti dissacrante le vicende degli Dei a quelle degli uomini. Portare alla vita questa gran quantità di personaggi gestendo al contempo i bruschi cambi di registro espressivo è un compito arduo a cui Nicola Ciaffoni si applica con successo. È un’esperienza particolarmente intensa osservarlo mutare tono e atteggiamento in pochi secondi, con una facilità che è solo apparente, nel ristretto spazio della Scatola Magica, in cui l’attore non è solo circondato dal pubblico su tre lati, ma non dista da esso più di due metri. Se lo spettatore vede e sente tutto, è vero anche il contrario, il che, se da un lato incoraggia il coinvolgimento emotivo nelle vicende dello spettacolo, rappresenta anche un alto rischio di distrazione per l’interprete, che è soggetto a una grande quantità di stress.
La particolarità e, sia concessa l’espressione, la genialità di Iliade, mito e guerra non risiedono, però, nell’idea di dare voce con una voce sola a più personaggi, bensì nei tre livelli di lettura del testo e nell’accento contemporaneo conferito ai versi di Omero soprattutto dal Doctor Schliemann Show. Questo espediente drammaturgico ha da una parte il merito di alleggerire uno spettacolo che non è eccessivamente lungo, ma che per quanto detto appare denso di contenuti, rendendolo fruibile anche per un pubblico giovane, e paradossalmente dall’altra di aggiungere un ulteriore livello di comprensione del testo, riflettendo la società contemporanea. Una società tremendamente sollecitata dalle informazioni, in ogni minuto sovraesposta contemporaneamente a stimoli che hanno carattere opposto, il cui valore di fondo finisce inevitabilmente per sbiadire.
In ogni momento dello spettacolo, il lavoro di approfondimento e riflessione su aspetti e tematiche dell’Iliade è evidente nella cura dei dettagli della messa in scena, così come non è difficile evincere la chimica tra Scardoni, Scherini e Ciaffoni, basata sulla collaborazione reciproca e sulla frammistione dei propri ruoli: un concetto che, per chi fa parte di un’Associazione Culturale che si chiama Mitmacher, non può che essere chiaro.
Valentina Basso
Fonte: Saltinaria.it
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